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Ibm, dal mare alla tavola: la blockchain tutela la qualità
Ogni anno 60 milioni di persone si ammalano a causa di cibi che non rispondono agli standard qualitativi minimi per le problematiche più disparate legate alla sicurezza alimentare come: la contaminazione, le malattie di origine animale, la gestione dei rifiuti e gli oneri economici relativi ai richiami di merci deteriorate. E come ricorda continuamente l’Organizzazione mondiale della sanità il problema è spesso, se non sempre, dovuto alla mancanza di accesso alle informazioni di tracciabilità. Per invertire questa rotta è però pronta a intervenire una delle tecnologie più dirompenti del panorama digitale: la blockchain. E anzi in alcuni ambiti, come quello ittico, sta già intervenendo.
Stando a un recente studio del centro americano Food Marketing Institute, il 40% dei consumatori esige informazioni dettagliate sulle modalità di produzione del cibo acquistato. Vuole sapere come e se i prodotti che acquista siano stati in qualche modo elaborati, a prescindere dal fatto che si tratti di ogm o di prodotti trattati con additivi, coloranti e conservanti. E basta girare per qualsiasi supermercato per notare sempre più consumatori intenti a scrutare con attenzione le etichette, alla caccia di informazioni sui Paesi di provenienza, sugli ingredienti e su altri aspetti alimentari. Su questo fronte della tracciabilità si sta inserendo con maggiore insistenza la tecnologia, come dimostrano diversi progetti alcuni dei quali già in fase avanzata.
È il caso dell’iniziativa avviata dalla cooperativa finlandese di vendita al dettaglio S-Group, che sta testando una soluzione basata sulla tecnologia blockchain sviluppata con Ibm. Grazie allo strumento tecnologico in dotazione della compagnia, i consumatori finlandesi amanti hanno la possibilità di tracciare il percorso effettuato dal filetto di pesce, dal punto di acquisto al lago dove è stato pescato. L’obiettivo, spiega una nota congiunta, è aumentare la trasparenza nella catena alimentare e fornire ai propri clienti maggiori informazioni sulla “strada” che fanno i prodotti dalla fonte agli scaffali dei negozi.
Che sia un filetto di luccio o pesce persico, i consumatori possono risalire così fino alle acque dove è nato. Concretamente, basta dotarsi di un’applicazione per smartphone, tablet o altro dispositivo che consente di scannerizzare un QR code, posto nel caso specifico sulla confezione del pesce “Kotimaista-kuhafile”. Oppure accedendo all’apposito sito web di monitoraggio. L’utilizzo della soluzione fa sì che ogni soggetto coinvolto nella blockchain possa registrare le informazioni per l’anello della catena che lo riguardano. Aspetto primario, che rende la blockchain potente in materia di tracciabilità, riguarda l’impossibilità di modificare i dati una volta che sono stati inseriti.
“È una soluzione pioniera nel promuovere la trasparenza. Nella fase iniziale fornirà informazioni sui diversi siti di pesca. In futuro – prevede Senja Forsman, senior compliance manager di S-Group retail – il cliente sarà anche in grado di sapere anche quale pescatore ha catturato il pesce”. Il sistema utilizzato dalla cooperativa finlandese si basa sui moduli di Ibm Food Trust, una piattaforma collaborativa costruita su Ibm Blockchain Platform e Hyperledger Fabric di Linux Foundation, creata per tracciare in modo efficiente e sicuro il cibo durante ogni fase della fornitura. Attualmente la piattaforma Food Trust di Ibm conta oltre 350mila transazioni di dati alimentari, dalle verdure alle carni, dalle spezie alla frutta e molto altro.
Fonte: repubblica.it