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Operaio folgorato. “Il quadro elettrico non era a norma ed era in tensione”

Quattro imputati per un grave infortunio sul lavoro al Petrolchimico. Emanuele Minuzzo sopravvisse per miracolo alle pesanti ustioni. Sentita in aula l’operatrice dell’Unità sicurezza sul lavoro dell’Ausl

Ferrara, 17 gennaio 2024 – “La parte in cui operava il lavoratore doveva essere fuori tensione, invece nel cubicolo c’era tensione”. È in queste poche parole il nucleo della testimonianza di Maria Cristina Rometti dell’Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (Uopsal) dell’Ausl, ascoltata ieri mattina in tribunale nell’ambito del processo per l’infortunio sul lavoro accaduto il 24 luglio del 2017 al Petrolchimico nel quale l’operaio Emanuele Minuzzo rimase folgorato, riportando ustioni di secondo e terzo grado.

Il lavoratore stava eseguendo la ‘battitura’ dei cavi (operazione finalizzata alla messa in servizio dell’impianto) in una cabina dello stabilimento Versalis. A processo per l’infortunio sul lavoro sono finiti Teodorico D’Agostino (project manager e delegato alla sicurezza di Saipem, società che aveva ricevuto da Versalis la commissione di un appalto per la costruzione di un impianto), Luigi Broggi (progettista di Saipem), Francesco Giuseppe Rivetti (datore di lavoro di Minuzzo per conto della Rivetti Elettroimpianti, azienda che ha ricevuto da Saipem la commissione del montaggio e degli allacciamenti dei quadri elettrici) e Gabriele Salici (capo cantiere per conto della Rivetti).

L’accusa, sostenuta dal pm Ciro Alberto Savino a vario titolo, è di lesioni colpose in relazione a presunte violazioni del testo unico sulla sicurezza sul lavoro.

L’operatrice dell’Ausl ha ricostruito l’intervento a seguito dell’infortunio e poi, rispondendo alle domande delle parti, ha chiarito la situazione da lei riscontrata nel luogo in cui Minuzzo stava lavorando. «Il lavoratore – ha spiegato la testimone – è stato investito da una fiammata al volto, agli arti superiori e in parte a quelli inferiori». Riguardo al cubicolo nel quale stava lavorando Minuzzo, l’operatrice dell’Uopsal ha specificato che l quadro «non era a norma. Nella realizzazione di quel cubicolo non erano state rispettate le caratteristiche di costruzione richieste». Insomma, «è stato accettato un quadro non conforme a quello richiesto». Non solo. La teste ha parlato di un errore nella compilazione di un importante documento di lavoro e ha ribadito come in quel momento ci fosse tensione nel cubicolo, quando non doveva essercene. «I cavi passavano, ma non le mani per operare – ha precisato la teste –. Lui poi tolse i fusibili, procedura che nelle operazioni di battitura non è necessaria». Il caso tornerà in aula il 23 maggio.

                                                                                                                                                                                                                             Fonte:ilrestodelcarlino.it

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