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Osteria dello scandalo, controlli e multe, ma ha “il marchio di qualità”
Negli ultimi giorni c’è stato chi ha gridato allo scandalo, chi l’ha messa sul piano politico e chi ha rilanciato l’idea di un marchio di qualità per bollare l’enogastronomia veneziana. Ma l‘Osteria da Luca, il ristorante di San Marco al centro della polemica internazionale per il conto di 1.140 euro a quattro turisti giapponesi, un marchio lo aveva già, ed era quello del Venice Quality Food dell’Aepe, l’associazione esercenti e pubblici esercizi di Venezia.
Nel frattempo, scende in campo anche l’associazione Venessia.com con il logo Authentic Venetian, già depositato dall’associazione a luglio 2016 al Ministero dello Sviluppo Economico a Roma, per essere registrato come un marchio d’impresa. Ora, a fronte di quanto accaduto, i veneziani vogliono iniziare ad assegnarlo ai ristoranti più meritevoli.
Intanto, il sindaco Luigi Brugnaro è corso ai ripari e ha spronato la sua polizia locale, ma anche le autorità sanitarie, a compiere un rapido accertamento per capire come stanno le cose.
La Guardia di finanza, che aveva ricevuto la denuncia dagli studenti giapponesi, ha già elevato un verbale per mancata emissione dello scontrino e partirà un accertamento tributario per capire se quello sia stato un caso isolato oppure no.
Ieri, invece, si sono presentati nel locale il Servizio Igiene alimenti e nutrizione dell’Ulss 3 Serenissima, il Nas dei carabinieri e una nutrita pattuglia di agenti della sezione Commercio ed edilizia privata del Comune di Venezia. Da quanto è dato sapere al momento, il Sian avrebbe trovato diverse irregolarità strutturali a proposito dei locali della cucina, la superficie adibita a somministrazione e l’attuazione del protocollo Haccp. Totale, circa 9mila euro di verbali ai quali si aggiungono i circa 5mila elevati dal Nas. Anche la polizia locale avrebbe rilevato irregolarità amministrative. E arriva un’altra testimonianza, questa volta da parte di un veneto: 308 euro per quattro piatti di spaghetti e due di risotto senza vino né dessert.
Fonte: ilgazzettino.it