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Gdpr, i siti e i dispositivi (extraeuropei) che non possiamo più usare
La lampadina dice no
Non ha causato solo un fiume di email nelle nostre caselle email, il Gdpr sta creando un vero caos nel mondo hi-tech. Se da una parte il nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali entrato in vigore il 25 maggio difende la nostra privacy regolando il trattamento dei personali, dall’altra ha bloccato il funzionamento di siti web e di tutti i dispositivi che hanno bisogno dei nostri dati per funzionare. Molte aziende non europee non si sono ancora adeguate ai cambiamenti e così dalle lampadine ai giornali online passando per i frigoriferi, una valanga di prodotti si sono fermati. Il caso più curioso è quello della lampadina connessa cinese Yeelight. Chi prova ad attivarla riceve un avviso chiaro e tondo: «Secondo il Gdpr – si legge – non possiamo più continuare ad offrirti questo servizio».
Quotidiani al bando
Anche diversi quotidiani statunitensi sono incappati nella Gdpr. Los Angeles Times, Chicago Tribune e Orlando Sentinel , e ancora New York Daily News, Chicago Times e Baltimore Sun non si sono ancora adeguati al Regolamento e al momento risultano inaccessibili dal nostro Paese.
I giochi online
Anche nel mondo virtuale dei videogiochi sono stati posti dei posti di blocco a causa del Gdpr. Per esempio il gioco Ragnarok Online non sarà più accessibile per gli utenti europei. Troppo costoso, per l’editore WarpPortal, adattare l’intero sistema ed è quindi stato deciso di chiudere i server del vecchio continente. Chi lo ha acquistato tra il primo febbraio e il 30 aprile, avrà però diritto a un risarcimento. Dovranno rassegnarsi anche gli appassionati di Super Monday Night Combat , un multiplayer nato nel 2012 che, per almeno il prossimo mese, non sarà accessibile.
Addio ai vecchi dispositivi Razer
Razer è una azienda molto conosciuta tra gli appassionati di gaming per i suoi accessori per il computer, come mouse e tastiere. Che recentemente si è lanciata anche nel mercato mobile con il suo Razer Phone. Se per lo smartphone è già stato messo a disposizione l’aggiornamento per adeguarsi al Gdpr, la società ha già fatto sapere che per i software più vecchi non ci sarà niente da fare. Razer Synapse 2.0, Razer Cortex on Mobile e forse altri non saranno più (al momento) utilizzabili nei Paesi europei.
Unroll.me bloccato
Unroll.me è una piattaforma che permette di monitorare tutte le newsletter a cui siamo iscritti e scegliere quali ci interessa continuare a ricevere e quali invece vogliamo scartare. Ecco, per il momento gli europei non potranno più utilizzare il servizio per fare ordine nella propria casella perché è stato temporaneamente sospeso a causa del Gdpr.
Instapaper: stop con meno di 24 ore di avviso
Instapaper è uno strumento acquisito da Pinterest per creare promemoria di articoli che ci interessano ma non abbiamo tempo di leggere. Per fissare, insomma, dei segnalibri virtuali, così da ricordarsi le pagine web che ci interessano. Meno di 24 ore prima dell’entrata in vigore del Gdpr, ha informato i suoi utenti con una mail che il servizio non sarà più disponibile. In attesa di essere aggiornato.
La radio vintage
Il sito della radio statunitense Npr si spinge oltre: se non diamo il consenso ci porta a una versione dell’homepage con solo testo, una pagina tutta bianca con scritte blu che ci ricorda come si navigava agli albori del web.
Privacy non privata
Altro caso curioso è quello di Ghostery. Browser web che fa della privacy il suo fiore all’occhiello, ha inviato a 500 utenti un’email sui cambiamenti dovuti al Gdpr e fin qui niente di strano. Il problema però è che gli indirizzi erano tutti in chiaro, con buona pace della protezione dei dati personali.
Il supermercato inglese
C’è chi anche chi scherza con la Gdpr. La catena di supermercati britannica Iceland ha scritto sullo scontrino della spesa «Hey… Abbiamo qualcosa da dirti, abbiamo cambiato la nostra informativa sulla privacy »
Il caso eclatante
Altro caso di follie da Gdpr riguarda Oath, l’azienda di proprietà di Verizon sotto cui cadono Yahoo!, Aol e alcuni siti di informazione online. Quando si accede a uno di questi, un box chiede di dare il proprio consenso a un enorme lista di partner commerciali.
Fonte: corriere.it