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Il Garante Privacy “bacchetta” Wind Tre: “Basta telemarketing indesiderato”tor

Basta telemarketing indesiderato. Wind Tre dovrà rivedere le procedure, “ereditate” da H3G in seguito alla fusione aziendale, con le quali gestisce telefonate ed sms promozionali, al fine di interrompere i contatti commerciali indesiderati. Non potrà inoltre utilizzare, per finalità di marketing, i dati personali di quanti non abbiano espresso un libero e valido consenso per tale trattamento.

Lo ha deciso il Garante per la Privacy al termine delle ispezioni avviate muovendo dalle numerose segnalazioni di utenti che protestavano per il disturbo arrecato dalla rete commerciale della società. Gli accertamenti – avviati nel 2016 con la collaborazione della Guardia di finanza – hanno confermato la presenza di molteplici violazioni, tra cui la ricezione di contatti commerciali in tempi successivi rispetto all’esercizio del diritto di opposizione. A fronte delle lamentele degli utenti, la società spesso si giustificava facendo riferimento a non meglio precisati disguidi tecnici.

Sono emerse gravi carenze anche nella modalità con cui la compagnia telefonica ha costruito la governance, con riguardo ai profili di protezione dei dati, in particolare per quanto concerne la propria rete commerciale. H3G, pur essendo il titolare del trattamento dei dati delle persone contattate dai propri partner, aveva erroneamente qualificato larga parte dei punti vendita come titolari autonomi. La società non aveva predisposto delle liste di esclusione (le cosiddette “black list”) volte a prevenire che i propri partner inserissero nelle campagne promozionali numerazioni di chi si era già opposto al trattamento dei propri dati per finalità di marketing.

Alla luce delle irregolarità riscontrate, il Garante ha vietato a Wind Tre l’ulteriore trattamento dei dati personali per finalità di marketing in assenza di un valido, preventivo consenso espresso dagli utenti. Ha inoltre prescritto l’adozione di significative misure tecnico-organizzative che garantiscano il pieno rispetto della normativa privacy, in particolare dei principi di correttezza e di privacy by design. La compagnia telefonica dovrà quindi creare liste di esclusione che i partner commerciali dovranno consultare prima di procedere con qualunque contatto promozionale. Tali  liste dovranno essere tempestivamente aggiornate e condivise su base giornaliera con i partner coinvolti nelle campagne marketing.

Agli utenti che si sono opposti a telefonate ed sms promozionali dovrà essere comunicato un codice univoco di conferma che possa essere utilizzato in caso di lamentela. Dovranno comunque essere rimosse tutte le condotte che limitano o comportano un più oneroso esercizio dei diritti per gli interessati. L’Autorità ha avviato autonomi procedimenti sanzionatori per contestare le violazioni amministrative già accertate.


Fonte: corrierecomunicazioni.it

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Secondo quanto riferito dal sito The Hacker News, l’applicazione falsa è apparsa come molto simile all’originale: si chiama “Update WhatsApp Messenger” ed è stata pubblicata da “WhatsApp Inc.”, lo stesso nome dello sviluppatore della app originale. L’unica differenza è uno spazio bianco alla fine del nome, invisibile agli utenti.

La fake app è stata pubblicata sul Google Play Store giovedì 2 novembre, ed eliminata il giorno seguente. Non è la prima volta che i cybercriminali provano a sfruttare la popolarità di alcune app creandone una versione fake. Agli inizi di ottobre l’esperto di sicurezza Nikolaos Chrysaidos aveva messo in guardia su una versione fasulla di Messenger che era stata scaricata oltre 10 milioni di volte.


Fonte: tgcom24.mediaset.it

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Fonte: tgcom24.mediaset.it

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