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McDonald’s: la normativa su igiene e sicurezza degli alimenti. Attestato HACCP anche per i dipendenti?

Qualche giorno fa abbiamo ricevuto la lettera di una lavoratrice di un ristorante McDonald’s che aveva alcune domande sulle procedure relative alla formazione del personale in materia di igiene e manipolazione del cibi nel punto vendita. Di seguito pubblichiamo il testo e a seguire le risposte di McDonald’s e dell’Agenzia di Tutela della Salute di Milano che concordano riguardo le modalità di applicazione del sistema HACCP.

Lavoro da alcune settimane in un ristorante McDonald’s di Milano. Parlando con una collega ho scoperto che non posso mettere lo smalto e che in teoria non potrei neppure indossare anelli e orecchini. Allora ho cercato conferma in internet ed è vero, ma non è tutto. Ho letto che tutte le persone che per lavoro vengono a contatto con gli alimenti, devono per forza avere un attestato HACCP. Io non ce l’ho e credo neanche i miei colleghi, solo il manager del punto vendita, che tra l’altro non entra in cucina. Cosa devo fare? Sofia.

La risposta dell’azienda
I ristoranti McDonald’s rispettano la normativa su igiene e sicurezza degli alimenti e applicano il sistema HACCP, seguendo le diverse Direttive Regionali in tema di formazione. Sono certo che la persona che le ha scritto potrà ricevere le risposte ai suoi dubbi rivolgendosi al direttore del ristorante in cui lavora.

Di seguito il chiarimento dell’Agenzia di Tutela della Salute di Milano
In base alla normativa vigente, l’OSA (Operatore del Settore Alimentare) è tenuto a provvedere all’addestramento, alla formazione ed all’aggiornamento di tutto il proprio personale alimentarista e deve dare documentazione di ciò nelle procedure di autocontrollo.
Il titolare di un’attività alimentare , denominato OSA, è infatti responsabile della sicurezza degli alimenti che produce/vende/somministra e dell’osservanza dei requisiti generali in materia di igiene, attraverso l’adozione di misure di autocontrollo (applicando il metodo HACCP) .
Pertanto l’HACCP non è un requisito professionale ma un documento contenente le misure predisposte con le quali, in modo autonomo nei tempi e nei modi che ritiene opportuni, l’OSA raggiunge l’obiettivo della sicurezza alimentare.
Le Autorità di controllo verificano, sulla base dei comportamenti del personale, che lo stesso abbia ricevuto una formazione adeguata al tipo di attività svolta senza entrare nel merito degli strumenti formativi adottati dall’OSA.


Fonte: http: ilfattoalimentare.it

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