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Privacy e sicurezza, la Germania vieta gli smartwatch per bambini
Strumenti di spionaggio che violano profondamente la privacy. Ecco il verdetto dell’autorità per la regolamentazione tedesca (la Bundesnetzagentur, l’Agcom tedesca) che ha vietato in Germania la vendita di smartwatch destinati ai bambini, descrivendoli come spie.
Il regolatore delle telecomunicazioni della Federal Network Agency tedesco ha inoltre consigliato ai genitori che avevano acquistato tali orologi (pure) a distruggerli.
In una dichiarazione, l’agenzia ha detto che aveva già preso provvedimenti contro diverse aziende che vendono tali orologi.
Commercializzati per bambini dai 5 ai 12 anni, i dispositivi offrono in genere diverse funzioni molto simili ad un comune smartphone. La maggior parte sono dotati di una carta SIM, hanno una funzione di telefonia limitata e sono configurati e controllati (dai genitori) tramite un’app.
Il mese scorso, l’European Consumer Organisation (BEUC) aveva avvertito che questi particolari smartwatch, insieme ai giocattoli intelligenti contenenti microfoni, fotocamere e dispositivi GPS mettono a repentaglio la privacy e la sicurezza fisica dei bambini.
A seguito del rapporto, il direttore generale della BEUC, Monique Goyens, ha chiesto ai regolatori europei di agire immediatamente.
A ottobre, il Consiglio norvegese del consumatore (NCC) ha riferito che “alcuni orologi per bambini, presentavano difetti come la trasmissione e la memorizzazione di dati senza crittografia”.
Significava che gli estranei, utilizzando le tecniche di hacking di base, potevano rintracciare i bambini mentre si muovevano o far sembrare che un bambino si trovasse in una posizione completamente diversa.
Non è chiaro se la decisione tedesca di vietare tali dispositivi è basata su questioni di privacy ad essi associate o sui più ampi difetti di sicurezza che sono stati scoperti da NCC e altri.
Intanto, questo divieto, invia un forte segnale ai produttori, anche se, tutte le aziende interessate hanno dichiarato di aver già risolto i problemi di sicurezza.
C’è da fidarsi?
Fonte: key4biz.it