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Privacy, scopre il tradimento del marito leggendo la sua email. Condannata a pagare
A Napoli si dice “cornuta e mazziata” e questo adagio si adatta bene alla storia accaduta in Svizzera. Una donna del canton Argovia ha scoperto dei tradimenti del marito spiando i messaggi nella nuova email creata dal coniuge. La donna è riuscita a digitare la password corretta e a leggere le conversazioni, ma per violazione della privacy è stata sanzionata dalla giustizia svizzera, che ha commutato la condanna in 1.500 franchi più 300 di multa (circa 1500 euro).
La vicenda, cosa è successo esattamente
La coppia utilizzava un computer comune, senza restrizioni sull’accesso ai dati personali e alle email. Un giorno, però, la moglie ha sospettato del tradimento del marito, perché aveva iniziato ad utilizzare un secondo indirizzo di posta, a lei sconosciuto. La donna è così riuscita ad accedervi utilizzando la password comune. Così ha scoperto che l’uomo aveva da tempo altre relazioni. I due si sono lasciati, ma il coniuge, per vendetta, ha portato la donna in tribunale, non gradendo la violazione della sua privacy. Nell’ultimo grado di giudizio l’ex moglie è stata condannata per avere ripetutamente e deliberatamente violato il sistema informatico di un’altra persona. Infatti la donna ha anche più volte scaricato allegati e immagini dall’account del marito.
L’avvocato difensore ha chiesto l’annullamento della pena, sostenendo che la sua assistita non fosse un hacker. L’account non era infatti dotato di speciale protezione. Tuttavia, la sua cronologia delle ricerche sul web ha rivelato che la donna aveva controllato in anticipo se fosse un reato leggere le email, il che, secondo l’accusa, dimostrava la sua consapevolezza della potenziale illegalità delle sue azioni. La corte ha confermato la condanna sostenendo che la lettura di dati protetti da password senza il permesso del titolare dell’account è illegale ai sensi dell’articolo 145 del codice penale svizzero e punita con una multa o fino a tre anni di carcere. Il presidente della corte ha commutato la pena in 1.500 franchi più 300 di multa, perché l’atto non è stato considerato ‘criminale’.
E in Italia? Vietato leggere la posta altrui anche se si conosce la password
In Italia l’accesso alla posta elettronica di un altro soggetto è considerato reato, anche se si conosce la password. Lo ha stabilito la Cassazione in una recente pronuncia di novembre scorso (n. 52572/2017), che ha puntualizzato quanto già stabilito dall’art. 615-ter del codice penale sull’accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico. Infatti è considerato reato qualunque comportamento perpetrato da parte di un soggetto che violi la privacy di un altro individuo, attraverso un qualsivoglia sistema informatico o telematico. Questo è già stato stabilito dalla normativa penale.
La Cassazione, invece, ha ribadito che leggere la posta elettronica altrui è vietato anche senza un accesso forzato al sistema telematico (ovvero conoscendo la password).
La vicenda giudiziaria italiana
La Corte di Cassazione è stata chiamata a decidere in merito ad una questione legale sorta tra ex coniugi. Nella fattispecie, l’ex moglie era entrata nella posta elettronica dell’ex marito, essendo a conoscenza della password che poi ha modificato per vendicarsi dell’uomo e per poter leggere le sue e-mail. In questo caso è stata dimostrata la violazione del sistema informatico, dato che l’unico detentore dell’accesso alla posta elettronica viene considerato soltanto il proprietario della casella di posta stessa.
Fonte: key4biz.it
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WhatsApp, finta applicazione scaricata un milione di volte su Android
E’ stata scaricata oltre un milione di volte prima che Google la rimuovesse. I proprietari di dispositivi Android credevano si trattasse dell’applicazione WhatsApp, invece era una versione fasulla, un ricettacolo di pubblicità capace di indirizzare l’utente verso siti pericolosi su cui si rischia di scaricare virus e altri tipi di malware.
Secondo quanto riferito dal sito The Hacker News, l’applicazione falsa è apparsa come molto simile all’originale: si chiama “Update WhatsApp Messenger” ed è stata pubblicata da “WhatsApp Inc.”, lo stesso nome dello sviluppatore della app originale. L’unica differenza è uno spazio bianco alla fine del nome, invisibile agli utenti.
La fake app è stata pubblicata sul Google Play Store giovedì 2 novembre, ed eliminata il giorno seguente. Non è la prima volta che i cybercriminali provano a sfruttare la popolarità di alcune app creandone una versione fake. Agli inizi di ottobre l’esperto di sicurezza Nikolaos Chrysaidos aveva messo in guardia su una versione fasulla di Messenger che era stata scaricata oltre 10 milioni di volte.
Fonte: tgcom24.mediaset.it