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Spiegare la privacy con i film: prendiamo esempio dagli aerei
L’indifferenza verso le istruzioni di sicurezza aeree ha spinto diverse compagnie a innovare con cortometraggi coinvolgenti.
Questa strategia, se applicata alla trasparenza dei dati personali, potrebbe rivoluzionare il modo in cui le aziende comunicano con i loro utenti.
e compagnie aeree hanno, ormai da qualche anno, un problema: i viaggiatori non seguono più le dimostrazioni e le informazioni di sicurezza che vengono date in fase di decollo.
Per contrastare questa pericolosa indifferenza e catturare l’attenzione dei passeggeri, le compagnie hanno allora pensato di “somministrare” le istruzioni di sicurezza aeree sottoforma di cortometraggi. Una strategia innovativa che potrebbe essere applicata alla trasparenza dei dati personali e rivoluzionare la comunicazione aziendale.
Per non parlare del pieghevole con le stesse informazioni che giace adagiato nella tasca del sedile di fronte: pochi, per non dire nessuno, lo prendono in mano e nessuno o quasi nessuno lo legge per davvero.
Eppure si tratta di informazioni e istruzioni la cui conoscenza in caso di emergenza può davvero fare la differenza.
Ma non c’è niente da fare la pigrizia del nostro cervello è più forte della paura e della prudenza messe insieme.
Le contromisure delle compagnie aeree
Ora le compagnie aree – almeno alcune di esse – hanno deciso di reagire e di non rassegnarsi all’inutilità di una formalità che sarà pure prevista dalla legge ma è importante e preziosa per davvero.
L’inglese British, l’americana United, l’argentina Aerolineas e la stessa ITA, tra le altre hanno quindi cominciato a far scrivere e produrre degli autentici cortometraggi con ambizioni cinematografiche per tradurre le informazioni di sicurezza obbligatorie in immagini e scene difficili da non guardare perché capaci di attirare l’attenzione del più distratto dei passeggeri.
Aerolíneas Argentinas
Uno degli ultimi esempi di questo nuovo genere è quello delle Aerolíneas Argentinas, compagnia di bandiera argentina, che qualche mese fa ha presentato un nuovo video di istruzioni che ha come protagonista l’allenatore e lo staff tecnico della nazionale di calcio campione del Mondo in Qatar.
Una cosa è non guardare una hostess o uno steward che allacciano e slacciano una cintura di sicurezza e una cosa è non guardare i campioni del mondo che, con il sorriso sulle labbra e movenze da attori compassati, facendo leva sulla loro fama globale, raccontano come si fa a arrivare preparati a emergenze che, naturalmente, nessuno di noi vorrebbe mai vivere.
Il precedente della compagnia aerea neozelandese
E la scelta della compagnia aerea argentina non è originale perché, una decina di anni fa, la compagnia neozelandese, aveva chiesto l’aiuto dei suoi campioni di rugby, i famosi All Blacks per la stessa impresa: risvegliare dal torpore i passeggeri dei propri voli con un video che evocava il celeberrimo film Men in Black.
E lo sport, peraltro, ritorna anche in analoghi esercizi della nostra compagnia di bandiera.
Il “corto” di Britich Airways
Tra le più attive, in questo esercizio, certamente la British Airways.
Dopo un primo esercizio datato 2017 con lo chef Gordon Ramsay e gli attori Thandie Newton, Rowan Atkinson e Ian McKellen, qualche mese fa, ha lanciato un meraviglioso corto nel quale scommette sui propri dipendenti nei panni di compassati attori, su tanta multietnicità e su un cast di personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo di tutto rispetto da dalla tennista Emma Raducanu all’attore Ncuti Gatwa passando per l’imprenditore e star televisiva di origini nigeriane Steven Bartlett.
Impossibile resistere non solo a guardarlo la prima volta ma anche la seconda e la terza e difficile persino resistere alla tentazione di condividerlo con gli amici.
Insomma la battaglia dell’attenzione sembra vinta o, almeno, indirizzata alla vittoria e il tamtam sui social è un alleato prezioso.
Peraltro è uno straordinario win win – vince la trasparenza e vince il business – perché con la scusa di dare ai passeggeri per davvero le informazioni di sicurezza, le compagnie aree con questi mini gioiellini cinematografici si fanno, ovviamente, pubblicità.
Un esempio da seguire anche per gli obblighi di trasparenza
Il problema e, anche la soluzione, sembrano da approfondire anche a proposito degli obblighi di trasparenza che la disciplina europea sulla protezione dei dati personali impone ai titolari del trattamento, obblighi, sin qui, con poche eccezioni, adempiuti sommergendo l’utente da lenzuolate di parole destinate a essere ignorate dai più.
Che succederebbe se le big tech, le compagnie telefoniche, le società energetiche, gli editori di giornali, i grandi titolari del trattamento – Stato incluso – da domani iniziassero a produrre analoghi video, chiedendo aiuto al mondo dello sport e dello spettacolo, per raccontare, ma per davvero, agli utenti chi farà cosa con i loro dati personali e come esercitare i loro diritti?
Continueremmo a ignorare le informazioni in questioni e a rinunciare a ogni forma di controllo sui nostri dati personali o ne diventeremmo accaniti spettatori, vedendo rapidamente accresciuta la nostra consapevolezza in materia?
Viene da pensare che se i video fossero del livello di quelli ai quali fanno ricorso le compagnie aeree, saremmo disponibili anche a guardarci intere “serie” di cine-informative sulla privacy.
E, probabilmente, a quel punto cambierebbe davvero qualcosa.
L’importanza di essere informati sulla tutela dei dati personali
Perché alle scelte che contano in fatto di dati personali potremmo arrivare informati e preparati e chissà che non ci penseremmo una volta in più prima di dar via i nostri dati personali in cambio di una congerie sempre più ampia di servizi e/o se non ci impegneremmo più a fondo per sottrarci a forme sempre più pervasive di profilazione pubblica e privata.
Specie in un momento nel quale trasparenza significa anche e soprattutto spiegare il funzionamento di centinaia di algoritmi diversi dai quali dipendono letteralmente le nostre vite, passare dall’attuale trasparenza essenzialmente formale e, per dircela tutta, un po’ ipocrita, a una trasparenza affettiva sembra la cosa più giusta da fare.
Dalla trasparenza per adempiere un obbligo di legge, alla trasparenza per raggiungere davvero un target, farsi capire, informare e educare le persone.
Conclusioni
Probabilmente prima ancora che un obbligo di legge figlio dell’unica residua interpretazione possibile della disciplina vigente, si tratta di una responsabilità sociale alla quale, nella società dei dati, specie i più grandi, del pubblico e del privato, non dovrebbero potersi sottrarre.
Chi sarà il primo a partecipare alla notte degli Oscar con un’informativa privacy adattata a cortometraggio di livello hollywoodiano?
Gli altri, inesorabilmente, poi arriveranno proprio come accaduto nel caso delle compagnie aeree
Fonte: agendadigitale.eu