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Come cambierà la sicurezza e la privacy di iPhone con l’arrivo di Face Id?
Apple ha dimostrato di sapere proteggere i dati e la privacy dei propri utenti meglio di altri. Basti ricordare l’affaire le dichiarazioni di Cupertino durante l’affaire iPhone-Fbi. L’introduzione del Face ID sui nuovi iPhone X, però, sembra un bel passo indietro per questa politica che già aveva iniziato a scricchiolare con l’introduzione dell’iPhone 5S, dove la comodità d’uso andava a minare la sicurezza.
Fino al 2013, infatti, sui dispositivi di Cupertino si potevano usare solo i pin di sblocco: codici numerici conosciuti dai proprietari e inviolabili senza il loro consenso grazie anche a una funzione che distrugge i dati sul telefono dopo l’inserimento di 10 pin errati.
Questo significa che se un telefono protetto da pin finiva nelle mani di un criminale, questi non poteva farci granché e lo stesso valeva per la polizia perché la legge americana impedisce ai tutori dell’ordine di chiedere il pin agli indagati. Fornire il codice, infatti, viene assimilato dal sistema legislativo americano al fornire prove che potrebbero incriminare l’imputato e il quinto emendamento impedisce a chi è sotto processo di testimoniare contro sé stesso.
Sebbene ci siano delle eccezioni, come nel caso di un uomo che un giudice di Philadelphia ha condannato alla reclusione in carcere fino al momento in cui non accetterà di fornire la password del proprio computer, in generale il PIN è il sistema più efficace per proteggere uno smartphone ed evitare di subire soprusi.
Poi, però, è arrivato il touch ID, un sistema di sblocco basato sulla lettura dell’impronta digitale. In teoria, il sistema è altrettanto sicuro, ma in pratica ci sono molti modi per aggirare il consenso del proprietario. Per esempio, se qualcuno è nelle mani di un criminale, questi può usare la forza per portare il dito a contatto del sensore, mentre sono noti alcuni casi in cui le forze di polizia, che non possono mai usare la forza, hanno ricreato delle dita sintetiche copiando le impronte digitali dell’indagato per ottenere l’accesso ai dati.
La linea rossa che sembra demarcare le azioni della polizia, infatti, sembra esser fissata all’intervento volontario dell’indagato. In altre parole, la polizia può usare i mezzi che crede più leciti finché non chiede al proprietario del telefono di collaborare.
E qui entra in gioco il Face ID. Può la polizia semplicemente aspettare che il sospettato si giri verso il telefono per puntarglielo in faccia e sbloccarlo? La questione non è chiara in quanto non essendo ancora il telefono in commercio non si sa quanta collaborazione debba offrire l’indagato, ma c’è il forte sospetto che agli investigatori basterà aspettare il momento giusto per sorprendere il proprietario e sbloccare il telefono “a sorpresa”: basterà coglierlo con gli occhi aperti e la velocità del nuovo processore A11 farà il resto.
E cosa accadrà alle frontiere degli USA, dove il nervosismo anti terrorismo sta portando a concedere misure sempre più invasive nei confronti dei viaggiatori? Possono sicuramente chiederci di consegnare lo smartphone, ma potranno anche sbloccarlo così? Lo scopriremo tra qualche settimana, quando gli iPhone X arriveranno in massa sul mercato.
Fonte: ilSole24ore.com