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Sicurezze alimentare: i risultati del 2016
Si chiama Piano nazionale integrato (Pni) ed è il documento che orienta i controlli ufficiali per la sicurezza alimentare e per la lotta alle frodi lungo l’intera filiera produttiva, in funzione dei rischi.
Approvato dalla Stato-Regioni a dicembre 2014, il Pni 2015-2018 integra le attività di controllo sulle produzioni alimentari sono integrate con quelle relative ad altri ambiti strettamente correlati, quali sanità e benessere animale, alimentazione zootecnica, sanità delle piante e tutela dell’ambiente.
E ogni anno il ministero fa il punto su come è andata nell’anno precedente.
La relazione annuale del Pni 2016, appena pubblicata sul sito del ministero della Salute, divisa in 5 capitoli, relativi alle attività di controllo, alle non conformità riscontrate, agli esiti dei sistemi di verifica, alle azioni correttive nei confronti degli operatori, alle iniziative per il miglioramento del controllo ufficiale. La relazione si completa con il capitolo sulla valutazione e l’analisi critica dei risultati.
Le singole attività di controllo sono raggruppate in macroaree (Alimenti, Mangimi, Benessere animale, Sanità animale, Sanità delle piante, Attività a carattere trasversale).
Gli obiettivi strategici del Pni sono quelli identificati nel documento 2015-2018:
• Tutela del consumatore e della leale concorrenza mediante il mantenimento di un elevato livello di protezione della salute umana, della salute degli animali, della sanità delle piante e della sicurezza alimentare
• Lotta alle frodi e alla contraffazione
• Difesa delle produzioni agroalimentari anche mediante l’analisi del ciclo di vita dei prodotti delle filiere produttive agroindustriali
Questi obiettivi, interconnessi tra loro, devono essere perseguiti da tutte le amministrazioni che partecipano al Pni prendendo come riferimento precsi obiettivi strategici di filiera:
• Contrasto alle frodi e agli illeciti a danno dei consumatori e degli operatori anche attraverso la cooperazione e il coordinamento tra le diverse autorità competenti e gli altri organi proposti al controllo
• Tutela della sicurezza e qualità delle produzioni da agricoltura biologica
• Tutela della sicurezza e qualità delle Indicazioni Geografiche registrate, anche mediante la protezione “ex officio”.
Per i corpi di polizia giudiziaria gli obiettivi del Pni hanno funzione di indirizzo.
Il raggiungimento degli obiettivi strategici è valutato annualmente attraverso specifici obiettivi operativi, individuati dal Nucleo nell’ambito delle seguenti filiere:
• olio d’oliva
• latte e derivati
• molluschi bivalvi
• miele ed altri prodotti dell’alveare.
Gli obiettivi operativi sono scelti dal Nucleo di valutazione in coerenza con le attività di controllo descritte nel Piano e in considerazione degli ambiti di attività più significativi per raggiungere i target prefissati negli obiettivi strategici. Nella relazione annuale al Pni, gli obiettivi operativi attuati sono riesaminati e rendicontati, per determinare il grado di raggiungimento degli obiettivi strategici e al fine di stabilire gli obiettivi operativi per l’anno successivo.
Per quanto riguarda il 2016, i principali dati relativi al controllo ufficiale per la macroarea alimenti sono:
• I Servizi igiene degli alimenti e nutrizione ed i Servizi veterinari dei Dipartimenti di prevenzione delle ASL hanno controllato 275.382 unità operative (impianti e attrezzature dei locali, strutture e mezzi di trasporto), delle quali 54.141 hanno mostrato infrazioni durante le ispezioni. Nel 2016 sono stati conferiti ai laboratori del controllo ufficiale 39.944 campioni di alimenti, bevande e materiali e oggetti a contatto con alimenti, su cui sono state effettuate 98.995 analisi, delle quali 931 irregolari.
• Tra le tante altre attività di controllo previste da specifiche normative di settore, si evidenzia che in attuazione del Piano nazionale per la ricerca di residui, sono stati analizzati 41.082 campioni di cui 49, pari allo 0,12 % del totale dei campioni analizzati, sono risultati irregolari. Per quanto riguarda l’attività mirata svolta sul territorio da parte dei Carabinieri per la Tutela della Salute – NAS, nell’anno 2016 i Nuclei Antisofisticazioni e Sanità hanno eseguito 56.400 controlli, di cui 33.482 nei settori d’interesse del Piano Nazionale Integrato; le verifiche hanno consentito di riscontrare 11.144 non conformità.
• Il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali – Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari – per il controllo della qualità merceologica e lotta alle frodi dei prodotti alimentari generici ha svolto: 21.365 controlli, controllato 12.434 operatori e 30.554 prodotti, riscontrando irregolarità. Ulteriori controlli hanno riguardato i prodotti di qualità regolamentata.
Per il contrasto alle frodi agroalimentari, le diverse forze di polizia giudiziaria hanno svolto una serie di attività:
• Le Capitanerie di Porto hanno espletato 25.187 lungo l’intera filiera dei prodotti ittici, rilevando 2.618 illeciti relativi alla sicurezza alimentare.
• I Carabinieri per le Politiche Agricole e Alimentari, attivi sull’agropirateria, cioè la contraffazione dei prodotti agroalimentari, hanno controllato 739 aziende e sequestrato oltre 803.000 chilogrammi di prodotti agroalimentari, per un controvalore di oltre 4,8 milioni di euro.
• I reati accertati nell’anno 2016 dal Corpo Forestale dello Stato, nei settori riguardanti la tutela della salute e le frodi in danno dell’Unione Europea, sono stati nella totalità 165, con 165 persone denunciate e 67 sequestri penali. Gli illeciti amministrativi sono stati in totale 1.056, mentre l’importo complessivo notificato è stato di circa 3.349.842 euro, con 152 sequestri amministrativi. Per quanto riguarda i controlli, nel 2016, per i due settori summenzionati, sono stati effettuati 9.470 controlli, le persone controllate sono state 8.250 e i veicoli controllati 1.662.
• Un importante apporto alla tutela del consumatore è rappresentato anche dall’attività svolta dalla Guardia di Finanza, che ha complessivamente sequestrato oltre 215 tonnellate di prodotti agroalimentari solidi e quasi 336 mila litri di generi alimentari liquidi, oggetto di frode commerciale e/o sofisticazione.
Il controllo alle frontiere degli Uffici periferici del ministero della Salute (PIF e USMAF), in coordinamento con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha effettuato una serie di controlli:
• I Posti di Ispezione di Frontiera (PIF) hanno controllato 40.090 partite di prodotti di origine animale destinate al consumo umano. Le partite soggette a controllo fisico sono state 19.619 di cui quelle campionate 1774. I campionamenti più numerosi per ciascuna macrocategoria hanno riguardato i prodotti della pesca, dell’acquacoltura, i molluschi e crostacei, (1.464 su 1.774 campionamenti, 82,5%) e la carne bovina (86 su 1.774 campionamenti, 4.8%) che sono anche le categorie alimentari di cui è stato importato il maggior numero di partite. In seguito alle irregolarità rilevate nel 2016 sono state disposte 133 non ammissioni all’importazione, di cui 63 con rispedizione delle partite, 1 con destinazione ad altri usi previa trasformazione e 69 con distruzione.
• I controlli ufficiali da parte degli Uffici di Sanità Marittima Aerea di Frontiera (USMAF) hanno riguardato 148.050 partite di alimenti di origine non animale e materiali a contatto. Sul 100 % delle partite è stato eseguito il controllo documentale; i controlli ispettivi sono stati 7.085 con 4.855 prelievi di campioni a scopi analitici; 273 sono stati i respingimenti.
• L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha effettuato 19.348 controlli documentali e fisici su alimenti e bevande in importazione, sono stati analizzati 24.323 campioni dai Laboratori chimici delle Dogane, con il riscontro di 411 difformità. Sono, altresì risultati non conformi 2.965 nello specifico settore di prodotti alimentari, carni, prodotti a base di carne, latte e prodotti lattiero caseari trasportati a seguito dei passeggeri internazionali, col conseguente sequestro di 61.359 kg e 264 l di prodotti di origine animale (455 pezzi).
La Relazione per il 2016 relativa al PNI 2015-2018, oltre a illustrare i dati di attività di tutte le Amministrazioni che partecipano al Piano, comprende anche una specifica sezione dedicata alle quattro filiere scelte quali obiettivi strategici del Pni 2015-2018: olio d’oliva, latte e derivati, molluschi bivalvi, miele ed altri prodotti dell’alveare.
E riporta un quadro d’insieme di tutte le informazioni disponibili sulle attività svolte lungo queste filiere.
La relazione descrive le attività svolte dalle Autorità competenti nell’ambito di: Alimenti; Benessere animale; Importazioni e scambi; Mangimi; Sanità animale; Sanità delle piante; Sottoprodotti.
Illustra poi i risultati ottenuti in queste attività, con particolare riferimento alle non conformità riscontrate e raccoglie le misure adottate per garantire l’efficacia del piano,suddividendole in : Azioni Correttive: relativo alle misure adottate nei confronti degli operatori per garantirne la conformità. Si tratta, per lo più, di azioni conseguenti al riscontro di non conformità; pertanto il Capitolo 3a comprende le stesse aree di interesse dei capitoli precedenti; Interventi per il miglioramento del sistema dei controlli: relativo alle azioni tese a garantire l’efficace funzionamento del controllo ufficiale.Sono presenti anche argomenti trasversali, quali la Formazione e le attività istituzionali svolte dai Laboratori Nazionali di Riferimento;
Il capitolo sulle verifiche illustra i risultati dei sistemi di verifica atti a garantire la qualità, l’imparzialità, la coerenza e l’efficacia dei controlli ufficiali. I sistemi di verifica adottati in Italia sono:
o Audit sulle autorità competenti e sugli organismi di controllo;
o Monitoraggio dei livelli di assistenza (LEA) in sanità veterinaria e sicurezza degli alimenti;
I prinipali elementi utili per la valutazione sono riuniti e distinti in tre sottocapitoli:
o Obiettivi PNI 2015/2018: fornisce un quadro d’insieme di tutte le attività ricadenti nelle quattro filiere scelte per gli obiettivi strategici del PNI 2015-2018: olio d’oliva, latte e derivati, molluschi bivalvi, miele ed altri prodotti dell’alveare;
o Analisi Critica e Conclusioni: illustra l’autovalutazione effettuata da ciascuna amministrazione relativamente alle attività descritte nei capitoli precedenti
o Integrazioni e Valutazione: comprende le sezioni “Ulteriori elementi di analisi” e “Valutazione”. In particolare:
C’è poi un capitolo che desrcive ulteriori elementi di valutazione tra cui il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF); l’ambiente; i Corpi di polizia: Capitanerie di Porto, CC Politiche Agricole e Alimentari, CC Tutela della Salute, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza; il flusso EFSA per le zoonosi.
Infine è pubblicato il documento di valutazione complessiva e analisi critica dei dati in funzione della sicurezza degli alimenti, predisposto dall’Istituto Superiore di Sanità sulla base di tutti gli elementi illustrati nella relazione.
Per quanto riguarda la verifica, in particolare nel 2016 la valutazione, eseguita relativa al 2015, è stata svolta con i seguenti strumenti di valutazione:
• GRIGLIA LEA: che include indicatori veterinari e alimentari(nessuna modifica sostanziale rispetto all’anno precedente)
• MACROINDICATORE (“Prevenzione in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria” definito dal Comitato LEA con la sigla AAJ) costituito da 5 sottoindicatori (o item) di competenza veterinaria e alimentare ovvero:
o AAJ.1.1 INDICATORI DI PERFORMANCE (strumento di valutazione con un set di 10 indicatori, tra i quali 6 coincidono con quelli inseriti nella Griglia LEA);
o AAJ.1.2 FLUSSI INFORMATIVI (scheda per verifica di 20 flussi informativi, aggiornata ed integrata rispetto a quella dell’anno precedente);
o AAJ.1.3. DEFINIZIONE SISTEMA REGIONALE DI AUDIT ai sensi dell’art 4 (6) del Reg. CE 882/2004. Per l’anno 2015 è stata valutata la documentazione attestante la produzione di un “Piano di Azione o una comunicazione di natura equivalente” da parte di ciascuna ASL auditata dall’Ente nel corso dell’anno precedente
o AAJ.1.4 ATTUAZIONE PROGRAMMA DI AUDIT ai sensi dell’art 4 (6) del Reg. CE 882/2004. Sono state valutate sufficienti le Regioni che hanno svolto audit coprendo almeno il 20% delle proprie ASL e almeno 2 settori di attività.
o AAJ.1.5 VERIFICA DELL’EFFICACIA DEI CONTROLLI UFFICIALI ai sensi dell’art 8 (3) lettera a) del Reg. CE 882/2004. Sono state valutate sufficienti le Regioni che hanno fornito evidenza della effettiva attuazione di tale attività.
Il Macroindicatore AAJ si ritiene soddisfatto se la valutazione, impostata secondo una modalità di tipo SI/NO, è stata soddisfacente per almeno 4 dei 5 item.
La valutazione è stata organizzata e condotta dal Comitato LEA, ed è quindi strutturata per i suoi obiettivi e in particolare per l’erogazione del del 3% del Fsn alle 16 Regioni sotto verifica se hanno raggiunto l’ adempienza in tutti gli adempimenti verificati. In ogni caso, parallelamente, già dal 2012 la verifica è stata estesa, limitatamente agli aspetti alimentari e veterinari, a tutte le Regioni e Provincie Autonome.
Nel 2015 sono risultate adempienti per AAJ 19 Regioni, l’80,95% del totale tenendo conto anche dell’evidenza del superamento, in tempi successivi a quelli dell’anno di verifica, di alcune insufficienze rilevate in corso di istruttoria.
Sono state “bocciate” in sostanza solo Sicilia e Sardegna.
Per quanto riguarda gli indicatori di performance, le Regioni che hanno raggiunto valutazioni di sufficienza sono state 19, in aumento rispetto all’anno precedente.
L’indicatore relativo alle attività di eradicazione della tubercolosi bovina mostra una ripresa dell’orientamento positivo del trend: infatti, le Regioni che hanno raggiunto il massimo punteggio attribuibile (“valore normale”) sono diventate 13, rispetto alle 11 che erano nel biennio precedente, con una conseguente diminuzione del numero di Regioni con punteggio intermedio (“scostamento minimo”) che sono diventate 6, rispetto alle 8 dell’anno precedente. Il trend aveva subito una brusca inflessione nel 2014 a seguito della introduzione di ulteriori sottocriteri tra quelli già in uso, che hanno consentito di affinare la possibilità di differenziazione tra le regioni, visto che ormai il controllo del patrimonio controllabile si attesta ormai, per tutte, tra il 98 e il 100% (ad eccezione della Sardegna che, nel triennio 2013-2015, è risultata sempre sotto detta soglia)
L’indicatore relativo alle attività di eradicazione della brucellosi bovina, bufalina e ovicaprina, conferma i risultati dell’anno precedente (14 Regioni nella classe “valore normale” con una soglia di attività prossima al 100%), ed evidenzia semmai un lieve peggioramento, con l’arretramento di una Regione dalla precedente classe “scostamento rilevante ma in miglioramento” a quella di “scostamento non accettabile”, aggiungendosi alle altre 3 già presenti in tale classe. Anche nel caso della BRC, analogamente a quanto rappresentato nel punto precedente, gli ulteriori sottocriteri utilizzati, per una valutazione più coerente con lo stato sanitario degli allevamenti e con l’utilizzo di procedure più stringenti per la gestione del risanamento, hanno comportato per sette Regioni una valutazione di “scostamento dal valore normale atteso”. Nell’ultimo biennio le regioni che hanno registrato uno “scostamento non accettabile” in ciascun anno (a causa dei sottocriteri di valutazione), sono state la Campania e la Puglia. L’Abruzzo, ha invece raggiunto nel 2015 una soddisfacente percentuale di controlli effettuati.
In ogni caso la maggiore attenzione indotta dalla rilevazione dell’attività di eradicazione sta determinando una progressiva e consistente riduzione dei casi di brucellosi umana (cfr. Bollettino epidemiologico pubblicato sul sito web del Ministero della salute).
Riguardo l’attività di campionamento per la ricerca di residui di farmaci e contaminanti negli alimenti di origine animale si è registrato un trend generalmente positivo negli anni 2006-2015. Nel 2015 sono state 20 le Regioni che hanno garantito un livello di attività pari al 100% di quella prevista (trend in aumento rispetto alle 17 del 2013 e 16 del 2014), mentre le Regioni che hanno raggiunto comunque la categoria “scostamento minimo” sono passate da 5 a 1. Per nessuna Regione invece è stata rilevata la condizione di “scostamento rilevante” o “scostamento non accettabile”.
Il livello di attività di campionamento da garantire nella fase di commercializzazione degli alimenti e nella ristorazione mostra invece un trend in cui le Regioni tendono a distribuirsi uniformemente tra i diversi gradi di giudizio, con una fortissima e progressiva riduzione di quelle collocate nella classe di piena adempienza (dalle 12 Regioni nel 2005 fino ad 1 nel 2014 e 2015) . A partire dalla rilevazione effettuata per il 2013, nel criterio di rilevazione sono state incluse nel conteggio, oltre al numero di campionamenti presso gli esercizi di commercializzazione e di somministrazione (pubblica e collettiva), anche le attività ispettive presso i soli esercizi di somministrazione. I livelli di accettabilità sono stati stabiliti, per questi ultimi, sulla base della sommatoria delle rispettive percentuali (di ispezione e di campionamento) di attività effettuate, senza quindi valutare le oscillazioni percentuali di una tecnica di controllo rispetto all’altra. La parziale integrazione del criterio di valutazione ha determinato la riduzione a 1 delle Regioni con “scostamento non accettabile”, ma anche di quelle che raggiungevano la piena soddisfazione del criterio, e l’addensamento delle Regioni sui criteri di “scostamento minimo” (6 Regioni) e “scostamento rilevante”: 13 Regioni.
La riduzione dell’attività di campionamento, rispetto ai criteri minimi raccomandati impartiti con un atto regolamentare emanato nel 1995, è imputabile a diversi fattori, tra i quali la mancata evoluzione, a livello nazionale, degli indirizzi relativi allo svolgimento dei programmi di controllo ufficiale nella fase di commercializzazione e ristorazione alla luce dei nuovi regolamenti comunitari. Gli esiti della rilevazione hanno determinato la costituzione di un gruppo di lavoro Ministero-Regioni per la revisione dei criteri di programmazione ed esecuzione dei controlli ufficiali nel settore alimenti esitata nella approvazione, con l’Accordo Stato Regioni del 10 novembre 2016, di un specifica linea guida per il controllo ufficiale.
Fonte: quotidianosanità.it